Alla finestra
30 aprile 2020
I gabbiani volavano più bassi. Un dettaglio stupido, eppure vederli scorrazzare tra le vie della città è stato il segnale più chiaro del cambiamento. Non l’assenza delle persone, o delle automobili; a quello mi sono abituato dopo poche ore. È stata la vita che si riprende i propri spazi, indifferente ai problemi della razza umana, a sottolineare la novità. Ho osservato da quassù gatti, piccioni e topi muoversi indisturbati. A tratti ho avuto anche l’impressione che giocassero. È possibile? Forse sì, in fondo cosa glielo impedisce, gli umani non si fanno più vedere. Solo il sabato, quando decidono di andare a fare la spesa tutti insieme e un metro alla volta si riprendono la strada: perché non si può affollare l’interno del supermercato, sarebbe un rischio. Ma ieri no, la scena era diversa. Lei era in piedi sul marciapiede, portava la mascherina. Lui seduto su uno scooter, poco distante, guardava spesso il cellulare. Sfogliava qualche social network facendole vedere ogni tanto lo schermo, con il braccio allungato per mantenere la distanza. Lei sorrideva. Le si alzavano gli zigomi e arricciavano gli occhi: da questo intuivo il suo sorriso. Pochissimi minuti di un’intimità a distanza e già si stavano salutando, nessun contatto. Avrei voluto rassicurarli, dire loro che torneranno ad abbracciarsi, ma non posso. A me, da questa finestra sul mondo, è concesso solo osservare. Così guardo mia figlia, che dopo tanto pianto è tornata a sorridere.