In volo
28 dicembre 2020
Solo un folle avrebbe voluto conseguire la licenza da pilota con i settant’anni dietro l’angolo. Eppure, il signor Fabio, portata a casa la fatidica tappa della pensione, pensò non sarebbe stata una cattiva idea inseguire quel sogno, riposto in un cassetto quando aveva appena otto anni.
Ci vollero parecchi mesi e tutta la pazienza e l’impegno di cui il signor Fabio disponeva; ma che soddisfazione i primi voli con l’istruttore!
Il signor Fabio non vedeva l’ora di condividere quell’emozione con Adele, la compagna di una vita che l’aveva sempre spronato e sostenuto.
Inutile dire che quel giorno non tardò ad arrivare. Il signor Fabio aveva preparato tutto: noleggiato l’ultraleggero e stilato un piano di volo. Il pezzo forte sarebbe stato il sorvolo del borgo di un vicino paese, proprio dove, tanti anni prima, aveva fatto il primo viaggio fuori porta con la sua Adele.
Dopo aver testato decine e decine di volte il decollo era ormai tranquillo. L’aereo si alzò piano, senza scossoni.
Con la coda dell’occhio vedeva Adele vagare con lo sguardo, attenta a ogni dettaglio che scorreva sotto di loro. In breve tempo furono sul borgo. Adele stringeva il braccio del signor Fabio, tesa di emozione. Un’emozione che si trasformò velocemente in paura quando l’aereo iniziò a vibrare, poi a scuotersi, come in preda a convulsioni. Non durò molto, il signor Fabio aveva già affrontato qualche turbolenza e in poco tempo fece tornare stabile l’aereo.
Riuscirono finalmente a sorridere e godersi un po’ il panorama, sempre meno familiare, sempre più opaco, dissolto, come se una nuvola li stesse avvolgendo in un abbraccio materno, o una cataratta stesse scendendo fitta sulle loro pupille trasformando il mondo in un ammasso lattiginoso e appiccicaticcio, finché non rimase più nulla, solo un assurdo senso di straniamento in un’immensa tavolozza bianca e una laconica scritta color carminio: “Game over”.