Vincenzo Petrucci
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Martha

Martha

Questa serata l’avrebbe ricordata a lungo. Ne era sicuro.

Di norma cercava di limitarsi con l’età, ma dopo aver passato una giornata lavorativa infernale – che rabbia aver visto sfumare la promozione attesa e sperata da mesi – aveva proprio necessità di cambiare; di spingere un po’ oltre i suoi limiti.

Quindi sì, per quella sera ne chiese una minorenne. Il reato penale era un ricordo del passato, al massimo si beccava una multa che, seppur salata, sarebbe stata un briciolo del suo patrimonio. Lei di anni ne aveva sedici. Avrebbe potuto essere sua nipote. Ma lui non aveva figli, non aveva una famiglia e, fondamentalmente, non aveva provato mai nulla per nessuno; l’avevano frenato, sempre ed esclusivamente, solo le conseguenze legali.

Fece tutto quello che le chiese. In quanto a esperienza non era seconda a nessuna delle quarantenni cui era abituato. Forse era spinta anche dall’enorme quantità di coca che le aveva offerto e che lei non aveva mai rifiutato.

Sicuramente la nottata l’aveva spossata. Era lì; dormiva nel letto, con il viso stranamente colmo di beatitudine, mentre lui si lavava sotto la doccia.

Fu pronto in pochi minuti. Si avvicinò cercando di fare poco rumore per lasciare sul comodino qualche banconota in più, quando la sentì bisbigliare due parole. Erano inconfondibili. Ti amo. Sì, la stronza aveva detto proprio così: Ti amo.

Ma come poteva anche solo venirle in mente di dire una cosa simile? Dopo una sola nottata, oltretutto a pagamento.

Riprese le banconote dal comodino e si precipitò verso l’uscita. La ragazza bisbigliò di nuovo, ma questa volta le sue parole non raggiunsero nessuno: “Ti amo, mamma”.

© 2024 Vincenzo Petrucci