Vincenzo Petrucci
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Spiaggia

Spiaggia

Il mare si spande e rientra tra i ranghi, ritmico, placido. Come un cuore battente, pulsa. Ogni frangersi dei suoi flutti sulla battigia si avvicina un po’ più ai miei piedi. Sta salendo la marea. La luna mi guarda. La sua luce illumina ogni granello di sabbia: rende la notte meno notte. Se non ci fosse stata non avrei notato le sagome dei gabbiani in fila, sugli scogli, a pochi passi da me. Dormono, forse? Oggi è il 19 febbraio. Chissà che giorno è per te. Chissà chi sei, tu. L’aria è tersa, ma gelida. Faccio fatica a tenere la penna in mano, mi scalda il calore della sua mano poggiata sul mio ginocchio. Mentre scrivo queste parole mi giro a guardarlo spesso. Oggi non riesco a staccargli gli occhi di dosso. Siamo seduti qui, da soli, da ore. Mi ha fatto ridere tanto, sai? Mi fa sempre ridere tanto. Sto amando questo momento più di quanto avrei immaginato. C’è un silenzio surreale intorno a noi, talmente profondo da darmi l’impressione di poter sentire anche i rumori più insignificanti. Lo senti il graffiare della penna sul foglio? E questo tonfo che interrompe i miei pensieri ogni tanto? Chissà se è il mio o il suo battito; siamo così vicini da respirare all’unisono. Ho trovato questo foglio a pochi passi da dove sono seduta, mi è sembrata una bella idea regalartelo. Il mio nome è Shimizu. Spero questa lettera – rinchiusa nel suo scrigno di vetro – ti raggiunga, chiunque tu sia. Volevo solo condividere con te il calore di un momento, di questo momento, e augurarti il meglio, affinché anche per te ce ne siano mille come questo. Un abbraccio.

Photo: @chiara_smash

© 2024 Vincenzo Petrucci